Il presidente della Compagnia delle Opere, Bernhard Scholz, così descriveva il problema etico della nostra società: “Lo scopo dell’economia è lo scambio di beni e servizi in modo tale che ognuno possa avere quello di cui ha bisogno per vivere. Per questo il profitto è uno strumento. Invece il profitto è diventato uno scopo. Il problema morale è un problema culturale e comunque è un problema educativo”.
Diceva ancora Scholz, spiegando da quale certezza si può ripartire oggi: “La certezza che i talenti e le risorse che ti sono messe a disposizione ti sono date per costruire. Anche se le condizioni sono sfavorevoli noi dobbiamo avere la certezza che la vita è data per costruire e che le condizioni vanno affrontate per quello che sono. Io non posso farmi definire nelle mie certezze dalle condizioni nelle quali vivo. Qualsiasi difficoltà nella storia è stata superata con questa certezza. Quando questa certezza è venuta meno le culture sono cadute e non sono più state in grado di generare”.
A tenere ancora insieme questo paese sono quelli che nel loro lavoro, nella realizzazione della famiglia, nell’educazione dei figli non si fanno definire dalle condizioni esterne: dalla corruzione dominante, dal carrierismo trionfante, dal diffondersi delle scorciatoie al successo, da un potere che pretende perfino di ridefinire il concetto di famiglia e di indottrinare i bambini. Se c’è una speranza di futuro per il nostro paese – ma possiamo dire per l’Europa tutta – è in questa Italia, che non è né migliore né peggiore: è semplicemente gente che vuole usare i propri talenti per costruire, cioè per diventare uomini veri.
Che almeno la politica e il sindacato non impediscano anche questo.
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fonte laBussolaQuotidiana
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